Torna agli (dis)onori della cronaca, con il nostro Bel Paese, nell’indagine condotta il 4 marzo dalla Dda di Milano (procuratore aggiunto Ilda Boccassini, sostituto Giuseppe D’Amico) e dalla Polizia di Milano che, oltre a portare in carcere o ai domiciliari 40 persone, «ha dimostrato al di là di ogni dubbio l’esistenza sul territorio lombardo, ed in particolare a Seveso e Desio (Monza-Brianza), di una vera e propria “banca clandestina” gestita dall’associazione mafiosa capeggiata da Pensabene Giuseppe, affiliato alla ‘ndrangheta ed attuale reggente della locale della ‘ndrangheta di Desio (MB). L’esistenza, in altri termini, di una complessa organizzazione criminale, avente base in Brianza, e composta da numerosi associati, ciascuno dei quali inserito in un preciso organigramma, e svolgente compiti predeterminati ed affidatigli dal capo indiscusso, organizzazione armata, e strutturata in modo molto esteso e ramificato, con forti addentellati anche all’estero (in Svizzera e nella Repubblica di San Marino), attraverso l’impiego di svariate e diversificate ditte e società di copertura (intestate fittiziamente a prestanome), che, avvalendosi sistematicamente della forza di intimidazione e del metodo di condizionamento tipicamente mafiosi, ha posto in essere numerosissimi delitti, che vanno dal riciclaggio all’esercizio abusivo del credito, dall’usura alle estorsioni, dal contrabbando alla interposizione fittizia di società e di beni immobili, e che aveva nel suo generalizzato programma criminoso anche quello di porre in essere una serie di truffe in danno di società finanziarie e di istituti bancari». (...)
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